Totò e DeFilippo all’Expo

Il viaggio era stato programmato in anticipo, e non poteva essere in aprile perché sù piove sempre, e nemmeno nel mese di luglio per la calura. Quindi seconda metà di maggio. Edoardo e Totò ci staranno tre giorni e si sono comprati l’uno un paio di scarpe da tennis comodisssime, prevedendo di camminare, l’altro uno zainetto per andare in giro con tutto l’occorrente. Dormiranno a Como, vicino al lago, perché è stato loro raccomandato di evitare la babbilonia, terribile, e di riposare la notte. Hanno prenotato una camera. Di giorno vanno a Milano dove la metropolitana li porterà all’Expo. Non hanno ancora comprato i biglietti, ma sanno che tutto sarà veloce, come lo è stato il treno rosso partito alle nove da Napoli e arrivato in meno di cinque ore. E’ il 27 Maggio 2014, un mercoledì, e sono di pomeriggio all’albergo Tre Re.

 

Totò domanda subito come faranno, l’indomani a raggiungere l’Expo. Al banco c’è un signore gentile che ribatte:

“Quale esposizione ?”

“Caspiterina. l’Ex-po – risponde Totò scandendo e aggiunge – internazionale”

“Ma non è possibile .. quella comicerà tra un anno, nel 2015”

L’equivoco viene faticosamente chiarito. Come hanno potuto sbagliarsi ? L’hanno letto sui giornali, lo dicevano anche i politici. Edoardo, non si da per sconfitto, e dichiara che dovessero pur ritornare in capo ad un anno, siccome l’Expo non sorgerà magicamente dal nulla, vogliono vedere di persona quello che c’è già. Anzi sicuramente non lo si dice in giro, ma hanno già pensato tutto il cibo. Così dodici mesi dopo saranno preparati allo spettacolo, anzi saranno stati i primi ad arrivarci, ritornare e ripartire.

Il portiere, che poi si scoprirà che non è portiere ma proprietario, sembra veramente perplesso. Finito il salone del mobile, ci sono stati giorni di calma, ma ha davanti due signori un po’ suonati. Sono le 6 e dal Duomo arrivano i rintocchi delle campane, e si ha l’impressione che i due, il signor Totò e il signor Defilippo non arriveranno a nulla ma daranno del filo da torcere. Quindi, il diversivo.

“Comunque, domani potete prendere il battello e fare un gita sul lago”

Niente da fare, vogliono andare all’Expo, e forse lì si potrebbe dirottare su Rho Fiera. Da come si esprimono, dovrebbero cascarci.

Salgono in camera discutendo, l’uno convinto che arrivare con un anno d’anticipo non cambia nulla, perché tutto sta organizzato, l’altro persuaso che una visita a Milano non è tempo perso e poi, quando torneranno a Napoli daranno ad intendere che i preparativi per accoglierli erano pronti. Botta e risposta, batti e ribatti, il programma per il 28 è chiaro,  scarpe da tennis e zainetto compresi. Cammineranno e cercheranno di mangiare perché una esposizione così grande di tutti i cibi del mondo non può smentirsi. Magnare a crepà pensano separatamente ognuno mettendo al centro dell’Expo il proprio piatto preferito. Edoardo sogna un sartù tondo e dorato con un profumo di ragù, più alto, più grande del duomo di Milano. Totò si perde nella contemplazione estatica di un timpano caldo, appena sformato che vale per dimensioni il padiglione dei suoi sogni. Non ce la fanno a tacere, e il sartù  di riso al ragù viene scambiato con il timpano di maccheroni in bianco. Una sola incertezza li inquieta, che poi tutta l’area non sia coperta da giganteschi panettoni.  I milanesi che hanno posticipato di un anno l’Expo, sarebbero capaci anche si questo.

Alla tavola dell’albergo, due ore dopo, nella penombra chiedono la specialità locale e viene portato loro un piattone di tagliatelle grosse e grige, che nuotano nel burro e in una materia filosa che non è mozzarella. Guardano con sospetto e inforcano. Li trovano unti unti questi pinzillaccheri  o pizzoccheri come li chiamano, e saranno difficili da digerire ma, il giorno seguente, all’Ex-po, troveranno ad attenderli una zuppa di fave fresche che li rimetterà a posto. E’ il sonnifero, il tiramisù che si portano in camera prima della dura giornata che li attende.

***

Il giorno 28 comincia alle otto, puntuale, con lo zainetto e con le scarpe da tennis. Viaggio nelle ferrovie nord, e in metropolitana fino alla fermata Rho Fiera. Termine della corsa. Tutti i tentativi di farsi spiegare dagli addetti, dal giornalaio, dalla barista e da due guardie dove sono i padiglioni dell’Ex-po, si rivelano inutili, anzi pericolosi a legger lo sguardo degli interlocutori. Edoardo e Totò salgono e scendono le scale mobili, si perdono e infine trovano un cartello che indica le biglietterie ed uno ancora più grande con “L’Expo 2015 comincia a Tuttocibo”. Forse ce l’hanno fatta.

Dentro Tuttocibo una confusione ordinata : padiglioni, stand, corridoi, segnali e gente che dà l’impressione di vendere e non offre nulla. Erano partiti con l’idea fissa, il sartù e il tortano, e questa evapora sotto le volte. “Se è tuttocibo, ci sarà da mangiare” e poi a guardarsi intorno, fiutando, cercando l’occasione. A un certo punto c’è gente raccolta che segue con lo sguardo un cuoco il quale ha davanti della panna, la marca di una panna, e prepara dei dolci, e una volta pronti (ma erano stati preparati prima) li distribuisce. Erano buoni, anche se le sfogliatelle possono essere meglio. In un altro padiglione ditribuiscono piatti di pinzillaccheri e in alto c’è scritto Valtellina ma non ha niente a che fare con le telline né con gli sconcigli. Vanno in giro sempre più lenti e convinti che non troveranno nemmeno un timpanetto. In uno stand, c’è una azienda di Caserta che produce latticini ed accanto la camera di commercio di Napoli, ma metà delle persone sono napoletani che sembrano milanesi, e gli altri parlano inglese. Tira l’aria di un supermercato : prodotti, scatole e cartelloni. Mancano i carrelli  e i guanti di plastica da infilare per toccare la frutta, ma svoltato un angolo una signorina in divisa ti offre di assaggiare un cubetto di gruviera.

Ad un banco informazioni, trovano un signore gentile che accetta di ragionare, di rispondere, e spiega loro che se l’Expo 2015 è cominciata a Tuttofood, fra un anno sarà cresciuta e ci sarà il mondo intiero a magnare, ma proprio per questo tortani e sartù resteranno a Napoli. I cinesi e gli africani non li apprezzerebbero, e tra mille specialità, meglio tenerne qualcuna nascosta  a casa propria.  I due compari annuiscono, e passata l’una, decidono per un panino con la cotoletta alla milanese e gli sembra di rinascere masticando gomma, poi continuano a perdersi nel labirinto fino a che, davanti ad un EXIT, decidono di fuggire.

“Avete trovata l’Ex-po ? ” domanda loro il portiere dell’albergo Tre Re. “Adesso si chiama ancora Tuttocibo – rispondono – fra un anno cambierà nome, non so, Totoexpo” E via a raccontare quanto hanno intravisto persuasi che, forse, non hanno cercato bene  … E per tirare un bilancio :“Domani, faremo una gita in  battello”. Il portiere sorride : il lago offre poche specialità gastronomiche ma almeno uno non vi cerca la fantascienza.

Alberto Capatti